
Incantesimo D'Amore
Non era stata una decisione unanime a sancire quel patto. Rafe ancora insisteva, dopo tutti quegli anni, che le avevamo dato troppo potere. Era convinto che fosse quello il motivo per cui l’incantesimo era andato terribilmente storto, facendoci rimanere bloccati, da allora, nelle nostre forme umane.
«Com’è che si dice, se male non fai...?» Chance scosse la testa. Non aveva bisogno di dirlo. Avevo fatto un casino. «Qualcuno ha bisogno di spruzzare della vernice sulla porta d’ingresso del suo negozio di tarocchi. Dannazione. Quando gli ultimi cinque draghi del Nord America moriranno, nessuno se ne accorgerà, perché siamo umani da troppo tempo. Probabilmente pensano già che siamo morti.»
Quel pensiero faceva riflettere, perché probabilmente era vero. Dopo tanto tempo nella mia pelle umana, riuscivo a malapena a definirmi un drago. Summerland era una città sicura, ma se fosse successo qualcosa di serio, saremmo stati fottuti. I nostri poteri erano un ricordo e non una minaccia.
«Ci ha fregati, ma prenderemo quella scatola e saremo pronti a combattere.» Oggi avevo fallito, ma quella scatola sarebbe presto stata mia. Senza di essa, nessuno sapeva cosa sarebbe potuto accadere.
«Combattere per cosa?» ringhiò Rafe. «Non ci sono altri draghi nel Nord America. Abbiamo esaurito l’oro da vendere. E se fossimo costretti a dare via la nostra terra?»
«Nessuno è intenzionato ad acquistare una catena montuosa» lo presi in giro.
Mosse la mano davanti a sé. «Ci sono case che spuntano ovunque, sulle montagne. Alla fine, un imprenditore ci farà un’offerta che non potremo rifiutare. Se ci spostiamo, non avremo più alcuna protezione.»
Jax alzò gli occhi al cielo. «Bel modo di scrivere i nostri necrologi, Rafe. Non dirmi come va a finire. Mi sdraierò in mezzo all’autostrada e aspetterò che un diciotto ruote mi macini le budella sull’asfalto prima di accettare di non poter mai più mutare.»
«La scatola dovrebbe contenere il codice per spezzare l’incantesimo. Questo è quello che dice il grimorio.» Tanner, oltre a sapere ogni fottuta cosa sull’essere un drago, era quello che ci teneva sempre in riga. Se Chance era l’ideatore, era Tanner quello che eseguiva il piano.
Ero sempre stato orgoglioso di lavorare ai loro ordini, ed ero un combattente dannatamente bravo. Ma da quando eravamo rimasti intrappolati in quell’incantesimo andato male, avevamo dovuto giocare secondo le regole umane.
Non più.
«Abbiamo tutto per cui lottare. Il nostro futuro. Le nostre compagne.»
Rafe si fece beffe di me. «Hai la testa tra le nuvole se stai ancora aspettando una compagna.»
«Recupera la scatola da Nora» ringhiò Chance. «Seduci la nipote, se devi. Non hai bisogno di un incantesimo d’amore. È l’unica speranza che hai di salvarti il culo.»
**

L’ordine di Chance non era stato l’unico motivo per cui avevo pensato ininterrottamente alla nipote di Nora Whynot dopo la visita ai mercatini. Ogni volta che chiudevo gli occhi, lei era lì, più bella della volta precedente, con i suoi riccioli color miele, gli occhi azzurri e quelle labbra carnose e rosa. Mio fratello non scherzava nemmeno sulle curve pericolose. Sentii la pelle d’oca formarsi sulle braccia. Vedevo quella donna nei miei sogni da anni. La mente mi stava giocando brutti scherzi.
Non poteva essere un incantesimo vecchio di cinquant’anni che finalmente funzionava. La vecchia strega aveva lanciato una sorta di blocco magico sul mio cammino.
Oppure quella donna, la nipote di Nora Whynot, era la mia compagna.
La vibrazione che emanava era rimasta con me sin dal mercatino. Una sensibilità maggiore.
Lussuria.
Ero stato con molte donne, mi piacevano il loro corpo e la loro compagnia, ma mi ero sempre allontanato da loro senza pensarci due volte.
Ma la mia magia non era abbastanza potente da scuotere quella donna. Un essere umano non avrebbe avuto alcuna possibilità con di lei. Si sarebbe reso ridicolo solo a stare in sua presenza.
E non c’era nessuna garanzia che io non facessi lo stesso.
Quella sensazione si intensificò quando arrivai in città. Il negozio di carte di Nora si ergeva orgoglioso al centro del paese, e, per un momento, mi preparai a umiliarmi abbastanza da oltrepassare la sua soglia.
Per anni, il nostro tuono aveva maledetto quella donna dopo il suo incantesimo fallito. Non potevo chiedere il suo aiuto o quello di sua nipote, nemmeno se avesse potuto aiutarmi a mettere le mani su quel manufatto. Nemmeno se mi avesse fatto scorrere fuoco nelle vene come non mi capitava da quando non ero nella mia forma di drago.
Se avessi avuto mezzo cervello in testa, sarei stato lontano dalla nipote di Nora Whynot.
Ma quel mezzo cervello era pronto a mettere tutto a repentaglio, perché se il tuono stava per spezzare quel maledetto incantesimo, avrei dovuto fare cose che non avevo mai fatto prima. Rischiare e agire in base a una fede pura e cieca.
La vibrazione si intensificò di nuovo. Ero di fronte al negozio di tarocchi, ma non era da là che proveniva. Era il Summerland Brew Shop a ronzare così forte che pensai che le vetrine stessero per andare in frantumi.
Ed eccola lì, in tutta la sua gloria, con i colori del miele e del sole, seduta di fronte al vetro con la mano stretta attorno a una tazza, a sorridere al suo laptop. Mi chiesi cosa facesse per lavoro. Qualunque cosa fosse, la rendeva felice.
Volevo sapere tutto di lei.
Summerland aveva solo un bar ed era sempre pieno. C’era un cartello sul bancone che supplicava gli avventori di condividere i tavoli, qualora rimanessero lì per lavorare. Ecco come avrei fatto.
Mentre mi avvicinavo al suo tavolo, mi venne in mente che forse tutto ciò di cui aveva bisogno l’incantesimo era il tempo.
Rimase a bocca aperta quando mi vide in piedi davanti a lei
«Non so se ti ricordi di me.» Chissà se era riuscita a pensare ad altro, dall’ultima volta che l’avevo vista. Perché di sicuro io non c’ero riuscito.
«Certo che sì.» Un rossore salì a tingerle le guance. Il mio drago apprezzò molto. Era passato molto tempo dall’ultima volta che la mia bestia aveva avuto un’opinione su qualcosa. Quella donna aveva più di un po’ di magia: c’era un fuoco acceso dentro di lei.
Non era solo un incantesimo. Era la mia compagna. Non ero mai stato più sicuro di qualcosa nei miei mille anni su questa terra.
«Questo posto è occupato?» le chiesi.
«No. Prego, siediti.» Si affrettò a liberarmi un po’ di spazio sul tavolo, e quasi fece rovesciare la tazza. «Speravo di rivederti.»
Sì, commentò il mio drago. L’incantesimo aveva colpito anche lei. «Vorrei che avessimo avuto la possibilità di parlare, alla svendita.»
«Non pensavo che a uomini come te interessassero cose di quel genere. Non che io stia giudicando» ridacchiò, poi si sporse in avanti. «Posso farti una domanda strana?»
La mela non era caduta lontano dall’albero, a quanto pareva. Era identica a Nora quando aveva la sua età. Gli occhi azzurri scintillanti, le guance rotonde, il naso all’insù.
«Chiedimi tutto quello che vuoi.»
Si morse il labbro. «Non posso credere che questa sia la prima cosa che sto per chiederti, ma hai avuto una storia con mia nonna?»
La mia risata risuonò nella caffetteria. Gli altri clienti seduti ai tavoli che ci circondavano si voltarono a guardare. Finora avevano fatto un buon lavoro, fingendo che Tyson Drake che parlava con la nipote di Nora Whynot fosse una cosa perfettamente normale.
Non sapevo ancora il suo nome.
«Cosa ti ha fatto venire in mente un’idea del genere?»
Il suo sospiro finì in un cipiglio. «Mi ha detto di dimenticarmi di te, ma non mi ha spiegato il perché. Ho una fervida immaginazione, e credo di essermi lasciata trascinare.»
«No. Non ho avuto una relazione con tua nonna.» Riuscivo a malapena a rimanere serio, pronunciando quella frase. «Hai intenzione di rispettare i suoi desideri? Perché posso andarmene...»
«No» disse velocemente. Per un secondo dubitai che ci fosse un incantesimo, ma Nora lavorava in modi misteriosi. «Per favore, resta. Ho un’altra confessione da farti.»
Le sue guance si tinsero ancora di più, e abbassò lo sguardo sul suo laptop.
«È qualcosa su cui potrebbero chiedermi di testimoniare in tribunale?» le chiesi.
Lei fece un ampio sorriso. «Spero proprio di no. Non è una cosa brutta. Non... non sono riuscita a smettere di pensare a te.»
Il sollievo mi travolse. Ma dovevo giocarmela bene. «Davvero?»
«Sì.» Ora si vergognava meno di ciò che aveva detto. «E adesso penso che tu sia ancora più bello di quanto non fossi la prima volta che ti ho visto.»
Quella vibrazione minacciò di fulminarmi. «Anch’io ho una confessione da farti.»
«Non sei un serial killer, vero?» Le sue labbra tremarono mentre cercava di rimanere seria. «La nonna mi ha detto di starti lontana. Speravo fossi un suo vecchio amante, non un nemico, ma bisogna far buon viso a cattivo gioco. A meno che tu non abbia avuto un cameo in uno di quei programmi TV in cui si dà la caccia ai serial killer.»
«Non sono un serial killer.» Questa donna era eccessiva. Più tardi le avrei detto che avevo degli omicidi a mio carico, ma ora l’avrebbe spaventata. Non potevo permettermi di farlo. «Quello che volevo confessarti è che nemmeno io riesco a smettere di pensare a te.»
Lei espirò, ed era inutile combattere quel sorriso. Avrei dovuto scrivere un biglietto di ringraziamento a Nora, una volta che le avessi tolto quella scatola. Mi aveva fornito l’arma migliore contro cui combattere.
È un incantesimo, gemette il mio drago. Adesso era completamente sveglio e brontolone. Una volta spezzato, voi due non sarete più in grado di stare nella stessa stanza.
Il mio drago non si era mai sbagliato, ma c’era una prima volta per tutto.
«Ti chiami Tyson, giusto?» chiese scuotendo la testa. «Mi sento come se ci fossimo appena professati amore eterno, e non sono nemmeno sicura di quale sia il tuo nome.»
«Sì, è Tyson» le confermai ridacchiando. Lei rese la parte successiva meno imbarazzante. «E il tuo qual è? Non voglio chiamarti la nipote di Nora ogni volta che ti vedo.»
«Oh, sei carino. Mi chiamo Sophie.»
Tese la mano, come se avessimo bisogno di una presentazione formale. La portai alla bocca e la baciai. Presto avrebbe scoperto che ero tutt’altro che carino, e che non era più tempo di giocare.
Era solo una questione di affari.
Ma non significava che non potessi divertirmi mentre facevo i miei interessi.



Capitolo 3

Sophie
––––––––

«Immagino che tu ne abbia trovato uno buono» disse la nonna dopo cena. Avevamo mangiato cibo da asporto dopo che il timer del forno non aveva funzionato e avevamo bruciato le lasagne. Negli ultimi giorni erano successe altre cose strane, ma quella sera sarei stata felice anche di mangiare segatura, per cena. Ero ancora su di giri dopo aver preso un caffè con quell’uomo sexy.
Non avevo ancora una vita sociale a Summerland, quindi il programma di quella sera consisteva nel guardare i giochi a premi in TV con la nonna.
La faccia stava iniziando a farmi male tanto stavo sorridendo, ma era un bene tenere la nonna sulle spine. «Di cosa stai parlando?» le chiesi.
Non le avevo ancora detto niente di quello che era successo al bar. In quanto incantatrice, la nonna sapeva leggere l’energia, e sapeva che la mia non era un granché.
«Uno di quei giocattoli. Per il tuo blog.» Indicò la mia camera da letto. «Io sorrido in quel modo solo se...»
«Nonna!» Quella donna sarebbe stata la mia rovina. Non che non si meritasse un po’ di divertimento, ma non avevo bisogno di sentirglielo raccontare. Non appena il blog avesse iniziato a decollare, mi sarei trovata un posto tutto mio dove stare.
Magari con un coinquilino sexy. O almeno un amico muscoloso che mi aiutasse a traslocare.
«Okay, non è uno dei tuoi giocattoli. Mi dirai cosa ti ha resa così felice o devo portarti al pronto soccorso e dire al dottore che hai sbattuto la testa?» La nonna strinse le labbra e mi esaminò in cerca di altri segni di ferite.
«No.» Le diedi una spintarella con il piede e feci quasi cadere la gigantesca ciotola di popcorn tra di noi. Era una delle mie tradizioni preferite, risalente a quando andavo a trovare la nonna da piccola, e ora lei ne preparava una ciotola enorme ogni sera. I miei pantaloni non li apprezzavano tanto quanto me, ma cercavo sempre una scusa per comprarne di nuovi. «Oggi ho incontrato una persona al bar.»
Il viso le si illuminò, e le dita smaltate di rosa volarono verso la sua bocca. «Dimmi tutto. Lo conosco? Devo. Summerland è una piccola città. È un problema se non lo conosco, potrebbe essere un serial killer.»
«Gliel’ho già chiesto. Sostiene di non esserlo.» Ridacchiai al ricordo di quella conversazione.
«Non è Jerry, quello del mercatino, vero? È venuto al negozio a chiedere di te, e gli ho detto di stare alla larga» disse scuotendo la testa. «Giuro che quella scatola che mi ha venduto è maledetta. Da quando l’ho comprata, ogni giorno è andato storto qualcosa. Gliel’avrei restituita, ma non gli darò la soddisfazione di avere ragione, visto che aveva detto che non la volevo.»
«No, non è Jerry.» Ora veniva la parte difficile. «Lo conosci. È Tyson. Il tipo della svendita che hai chiamato rettile.»
La testa della nonna ricadde sul cuscino e lei gemette. «Sophie Rae, ti ho detto di stare alla larga da quell’uomo. È uno che porta guai.»
«È dolce.» Oh, e così sexy... Chiusi gli occhi per un lungo momento, immaginandolo in piedi davanti al mio tavolo. Capelli scuri e ribelli che gli cadevano su quelle spalle incredibilmente larghe. Jeans consumati che lasciavano un po’ troppo spazio alla mia immaginazione molto vivida, che al momento stava fantasticando su come sarebbe stato senza averli addosso. Quell’uomo irradiava potere. Venni riportata alla realtà quando la nonna mi diede uno scappellotto. «Dice anche che voi due non avete avuto una relazione. Ma ovviamente avete dei trascorsi, altrimenti non sembreresti una che ha appena succhiato un limone.»
La nonna era insolitamente silenziosa. C’era qualcosa che non andava con Tyson, e la cosa mi innervosiva, perché lei andava d’accordo quasi con tutti.
«Dillo.» Aspettai qualcosa di più del cipiglio a labbra serrate, ma non arrivò. «Sono pronta a scommettere che non è abbastanza per farmi annullare il nostro appuntamento di sabato.»
Emise un sospiro drammatico. «Bene. Ti chiedo solo di ascoltare, anche se non capirai subito. Imparare a essere una strega significa che a volte si deve riporre fiducia in cose che, a prima vista, non hanno senso.»
«Sembra che tu stia tergiversando.» O facendomi perdere il mio tempo con cose inutili.
La nonna inarcò le sopracciglia, riservandomi il miglior sguardo materno che riuscisse a fare. Non era mai stata una patita della disciplina.
«Va bene.» La nonna strinse le labbra. «Molto tempo fa, Tyson, assieme ad altri, venne da me per chiedere aiuto con un incantesimo. Non ne avevo mai lanciato uno su quelli della loro razza, prima...»
«Quelli della loro razza?» Mi arrabbiai, non mi piaceva come suonava, ma avrei dato alla nonna la possibilità di riscattarsi.
«Non sono come noi. Ecco perché ero riluttante a farlo, ma avevano qualcosa che io desideravo e, come vedrai con i tuoi occhi, sanno essere molto persuasivi. Ho detto loro che non potevo garantire il risultato di nessun incantesimo, nemmeno su un umano. Sono solo suggestioni, e il modo in cui si manifestano dipende in toto dall’energia della persona – o della creatura – che riceve l’incantesimo. Non... non è andata come previsto.»
Si era fermata, ma sicuramente quella non era la fine della storia. Ero più confusa che mai. Creatura?
«Ovviamente ho delle domande.» Persino i discorsi sulla magia facevano formicolare il mio corpo, come se una bestia addormentata dentro di me aprisse un occhio. Era una sensazione inquietante che non sapevo come soddisfare. La nonna si stava divertendo con le lezioni che mi dava, e, qualunque cosa fosse accaduta con Tyson, forse lui sarebbe stato almeno il responsabile dell’accelerazione del processo di insegnamento. Io ero pronta. «Cosa intendi con la loro razza? E cosa non è andato come previsto?»
«Mi hanno chiesto un incantesimo d’amore per aiutarli a trovare le loro compagne. E, capisci, dal momento che è ancora single...»
«Forse non più.»
La nonna scosse la testa. «L’incantesimo non ha funzionato. Non hanno mai trovato chi cercavano, e sostengono che sono io il motivo per cui non sono stati più in grado di cambiare da quando l’ho lanciato.»
«Eh?» Non poteva aver detto quello che pensavo avesse detto.
«Cambiare. Mutare. Ma non come lo intendi tu» mi rispose ridendo. «Questa è la parte in cui ti devi fidare di me. Potresti non vederne mai la prova, e va bene se pensi che la tua vecchia nonna abbia perso la testa. Tyson e gli uomini che lavorano nella gioielleria in cui non sono più la benvenuta sono... draghi.»
A quel punto era più che probabile che non avessi sentito bene. «Draghi?»
Impossibile. Tyson sembrava un po’ più intrigante dell’uomo medio che faceva colpo su di me in un bar, ed era decisamente più bello, e mi faceva formicolare la pelle ogni volta che pensavo a lui e... Okay, forse non era così difficile credere che potesse essere una creatura mitologica.
No, era difficile, invece. Non era possibile che avesse trascorso parte della sua vita come drago.
«Sì, draghi. Sono creature antiche a cui è stato dato il compito di proteggere la Summerland Valley.» Mi lasciò il tempo per capire. «Puoi ringraziare quei draghi ogni volta che Summerland viene premiata come il posto più sicuro in cui vivere nel sud-est degli Stati Uniti. Ma non riuscivano a trovare un drago femmina con cui accoppiarsi. Molto tempo fa, hanno chiesto il mio aiuto. Speravano di attirare qui qualche femmina che avesse perso il suo tuono, come chiamano i loro branchi di appartenenza. O forse dei maschi, chi sono io per giudicare. A quel tempo, infondere nell’universo una vibrazione d’amore era l’unico modo in cui avrebbero trovato chi cercavano.»
Mi ci volle un minuto per trovare le parole. Mi aveva chiesto di mettere da parte lo scetticismo e di fidarmi di lei. Ma quello che aveva detto era pazzesco. «Quanto tempo fa?»
Se quella cosa era accaduta di recente, avrebbe potuto spiegare perché non ero riuscita a pensare a nient’altro che a Tyson dopo la visita alle svendite. Le mie fantasie erano state messe a dura prova sin da quel pomeriggio. La prossima volta che avessi testato uno dei miei giocattoli per il blog...
«Nel 1969» rispose la nonna, arrestando bruscamente la fantasia che stava sbocciando. Quasi vent’anni prima che io nascessi. Tyson sembrava avere al massimo un anno o due più di me. «Non venne chiamata Summer of Love per niente...» aggiunse, nel caso pensassi di non averla sentita bene, ancora, come accaduto con il resto di quella folle conversazione.
La nonna aveva sempre parlato molto di quell’estate. Aveva trovato l’amore, o per lo meno la passione, con un chitarrista di una rock band super famosa. Sarebbe stata per sempre la mia eroina, perché aveva assistito alla loro performance a Woodstock da un lato del palco.
Ma non aveva mai, mai menzionato prima un incantesimo d’amore fallito e un gruppo di draghi. Quindi mi ci volle un minuto per elaborare tutte quelle informazioni.
«Non sono sicura di quando o perché i draghi mutino. Le leggende dicevano che quando in cielo compariva un temporale con tuoni e fulmini, in realtà era un combattimento tra draghi. Ma dopo il mio incantesimo, a Summerland non c’è più stato un temporale. Pioggia in abbondanza, ma niente fuochi d’artificio.» La nonna ridacchiò. «Ecco perché ci vado così piano con le tue lezioni, Sophie. Non dovresti mai scherzare con cose che non capisci. Prima di quell’incantesimo, non ne avevo mai lanciato uno su un drago, e ne ho pagato il prezzo.»
Per un momento pensai di cancellare l’appuntamento. Ma lo stesso formicolio che mi attraversava quando la nonna parlava di magia mi percorse la pelle. Finché non avessi lanciato un incantesimo su Tyson, l’appuntamento non aveva motivo di andare a rotoli.
«Quale prezzo hai pagato?» le chiesi. Se Tyson nutriva rancore contro la nonna, poteva avere ragioni più sinistre per volermi portare fuori.
Forse avrei dovuto annullare.
Diavolo, no. La nonna mi aveva insegnato a vedere il buono in ogni persona. E io avevo un appuntamento con un ragazzo sexy che avrebbe potuto trasformarsi in un drago. Ci sarei andata.
«Mi hanno maledetta.» La nonna scosse di nuovo la testa. «È per questo motivo che raramente faccio incantesimi. Da allora nessuno di essi ha più funzionato. Ora leggo solo i tarocchi e aiuto le persone a selezionare i cristalli in modo che possano trovare la propria magia. Poterli fare mi manca terribilmente... saprò quando sarà di nuovo il momento.»
«Ma mi stai insegnando a lanciarli.» Senza mai dirmi che la sua magia le era stata portata via. «Forse puoi insegnarmi a sistemare le cose.»
«Non voglio che ti sacrifichi per la squadra, diciamo, per salvare la tua vecchia nonna. Sono una donna adulta, e posso affrontare le conseguenze delle mie azioni. Ormai è così da molto tempo.»
«È solo un appuntamento, e voglio ancora andarci. È passato molto tempo dall’ultima volta che sono stata così entusiasta all’idea di uscire con qualcuno.»
«Allora dovresti andare. La magia non dovrebbe mai impedire di divertirsi» disse la nonna. «Dove ti porta?»
«A cena, e poi serata al cinema nel parco.» Morivo dalla voglia di andare a vedere uno dei vecchi film che proiettavano ogni sabato su uno schermo allestito nel parco cittadino, ma alla nonna non interessava. Diceva che li aveva già visti tutti.
«Spero di non averti messa in pericolo.» La nonna mise da parte i popcorn con un sospiro. «Nessuno in città sa cosa sia realmente accaduto. I draghi non volevano ammettere di essersi rivolti a me per chiedere aiuto, e io ero molto imbarazzata che la mia magia avesse fallito in quel modo. Tutti pensano che tra di noi ci sia un’accesa rivalità per una gemma presente nel loro negozio.»
«Ci sono altre creature immortali in città di cui dovrei sapere?» le chiesi.
«Più di quante tu possa immaginare.» La nonna prese il telecomando e alzò l’audio del gioco a premi che voleva vedere. «Sei pronta a credere nella magia?»
**

La storia della nonna avrebbe dovuto spaventarmi tanto da tenermi lontana da Tyson. Ma, come era accaduto con l’incantesimo d’amore, si ritorse contro di me. L’elettricità non aveva smesso di scorrermi nelle vene dalla grande rivelazione. Avevo un appuntamento con un drago. Santo cielo. Come sarebbe stato uscire con una creatura soprannaturale? Per colpa della mia immaginazione iperattiva, e della quantità di tempo che avevo trascorso a fare ricerche sui dieci migliori sex toys da usare con il tuo coinquilino, avevo creato più di uno scenario bollente.